I Senzanome

a cura della redazione

Il titolo della mostra, rievocando I Malavoglia di verghiana memoria, si riferisce a coloro che, giungendo in terra straniera senza documenti di identità o momentaneamente sprovvisti dell’autorizzazione all’ingresso da parte delle autorità, sono sovente considerati come senza volto nei luoghi di approdo. A questi uomini, donne e bambini, Christian Flores restituisce l’identità, ancorandola alla storia del loro vissuto secondo una narrazione tripartita: il momento in cui il nucleo famigliare, sotto l’urgenza di lasciare il paese di origine, si spezza;il viaggio dei singoli membri, e infine il ricongiungimento nel nuovo paese.

La prima sezione della mostra si apre con lo sguardo rivolto a Itaca, dove le tante “Penelope” e gli ancor più numerosi “Telemaco”, donne e figli rimasti a casa, si mettono in viaggio per ricostituire il nucleo sacro della famiglia. La seconda sezione è invece dedicata agli uomini soli, coloro che, strappati alle proprie terre da un destino insondabile, sono spinti da un vento incessante su rotte indistinte e senza mèta.

Entrando nella terza sezione vi vediamo appesi i “Ritratti sociali”.

Flores riconduce in dimensione scalare volti e gesti di un’umanità che via via prende corpo per assumere le sembianze di una immagine allo specchio. Il cerchio della mostra si chiude con le immagini di famiglie ricomposte, appese alle pareti, che fanno da contraltare alle tre madri con bambini esposti nella prima sezione, debitrici dell’iconografia raffaellesca. Qui trova compiutezza il sogno e la speranza che hanno sospinto e sostenuto questi nomadi nel loro viaggio.

Christian Flores da sempre è attento ai temi sociali, e, in particolare da quando è in Italia, si è focalizzato sull’immigrazione e sugli stranieri, riuscendo a oltrepassare, attraverso i segni grafici dell’acquerello, le barriere esistenziali che separano dall’altro, per arrivare a un profondo contatto con la complessità di una realtà multiculturale. L’artista riesce a narrare, fissando nei quadri i gesti di questi “ultimi” le emozioni, e perfino, nella profondità di sguardo il sentimento di un’umanità ferita. La sua prospettiva di migrante impone di riflettere oltre la percezione visiva.

La classica tecnica dell’acquerello con Flores è rinnovata tramite la deflagrazione e sospensione sulla carta del pigmento in mille goccioline, che contrastano con la composizione equilibrata e dal robusto realismo delle figure. Ne risulta una suggestiva amplificazione del linguaggio emozionale dei ritratti, di cui sono messi a nudo i moti d’animo. Con questa ricerca espressiva affinata per far vibrare l’umanità, Christian Flores restituisce identità a queste immagini, delle quali leggendo i titoli, si coglie il segno dell’inclusione e dell’interazione attiva (e non passiva integrazione) con la società, strappandole all’anonimato dei “Senzanome”. Un titolo che soprattutto ci invita a trovarlo, un nome, per ogni volto cui questa mostra desidera concretamente dare un’anima.

L’AUTORE

Nato a Huanta, in Perù, nel 1975, Christian Flores compie i suoi studi ad Arequipa, prima specializzandosi nella tecnica dell’acquerello presso la Scuola Superiore di Arte Carlos Baca Flor e poi conseguendo la laurea in arti plastiche presso la Universidad Nacional de San Agustín. Invitato alla Biennale Iberoamericana di Lima nel 2002, partecipa con il progetto fotografico intitolato “Tu y yo”. All’esposizione “Ni Escenarios, Ni Victimas, Ni Culpables” svoltasi nel 2009 pressso la Galeria de la Alianza Francesa di Arequipa e l’anno seguente alla Galería del Centro Cultural di Trujillo, l’artista presenta lavori su terrorismo e femminicidio.

In occasione della mostra “Manifiesta Externa de un individuo doméstico”, Flores presenta un gruppo di olii su tela incentrato sul processo di costruzione identitaria dell’individuo. All’acquerello consacra un gruppo di opere esposte nel 2011 alla mostra “Acquerelli a Corseul”, presso l’abbazia di Léhon a Dinan, nel contesto del premio per “Les Ateliers du Pressix Madeuc”. Questa occasione consente all’artista di proseguire per l’Italia e scegliere Milano come residenza stabile. Nel nostro paese si misura con la questione dell’immigrazione, tema che sarà alla base della mostra personale “L’uomo in cammino”, ideata e prodotta dal Centro Studi Milano ‘900 presso il Duomo di Massa nel 2017, e di mostre più recenti tra cui, per ricordare le ultime, nel 2019 presso il Southeastern Art Museum di Suzhou, in Cina, in collaborazione con InArte Fabriano, e a Milano presso la sede del Consolato del Perù e alla Fabbrica del Vapore. Tra i numerosi premi partecipa, arrivando finalista, al XXIII concorso Nazionale “Unamonos” di Arequipa in Perú.

Numerosi riconoscimenti stabiliscono l’appartenenza di Flores a quella ristretta rosa di artisti riconosciuti a livello internazionale per l’impegno profuso sui temi sociali e il taglio apertamente cronistico. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni istituzionali, come quelle del Museo de Arte de la Universidad Nacional Mayor de San Marcos a Lima, del Museo de Arte Contemporáneo de Arequipa, del Museo d’Arte di Medellin in Colombia e in numerose collezioni private negli Stati Uniti, in Francia, in Italia e in Sud America. Da sette anni il suo archivio personale è curato dal Centro Studi Milano ‘900.