2N.est: il dolore nel nido s’annoda all’amore

estratto dalla nota critica di Barbara Codogno

“A che punto è arrivata Nina nella sua narrazione? Alla svolta, penso, oltre la quale è possibile iniziare a vedere”. Cosí scriveva nel 2006 il Direttore Istituto Veneto per i Beni Culturali Renzo Ravagnan, introducendo “Imperfezioni Moleste”, la personale che Nina Nasilli espose a Venezia nella Scuola di San Giovanni Evangelista.

Negato -Nina Nasilli

Negato -Nina Nasilli

Un sigillo profetico, un sentiero annunciato; in questa 2N.est troviamo infatti, e perfettamente dispiegate, le tre parole: narrazione, svolta e vedere.
[…]

In 2N.est la Nasilli ci fa entrare in un particolare meccanismo di visione, che per l’artista ha radici lontane: in quelle macchie, che il suo sguardo trasforma in creazione – non tanto allucinata, quanto crudelmente lucida. Abituata a questa visione del profondo (procede dapprima creando la macchia, poi usa l’acqua che lava e fa affiorare), al vedere in profondità grazie all’inciampo, all’imprevisto della macchia, Nina Nasilli espande e amplifica la visione in grandi opere su legno.

Una materia organica, viva, profumata, sulla quale scolpire cifre, simboli, messaggi che accompagnano il luogo umano – che è il dolore – nel suo trapasso verso l’infinito.

Non è ciclopica, nel segno dell’onnipotenza, la sua ricerca: il particolare ingrandito non ci mette al cospetto di un super uomo. Al contrario, la geografia umana che la pittrice disegna, consegna l’umanità al meraviglioso incanto del ciclo eterno, che coagula nel particolare il tutto cosmico.
[…]

2N.est si costruisce sul ferro. Il percorso espositivo è sorretto da griglie in ferro, quelle impiegate nei cantieri edili e sulle quali Nina Nasilli costruisce la sua installazione. Alle opere esposte vengono affiancati alcuni versi di grandi poeti del ‘900. Poesia e disegno sono i cardini del suo lavoro d’artista che trama continue assonanze: i titoli di tutte le opere esposte dalla pittrice e poetessa, se uniti insieme, formano un canto.

2N.est, nel nome di questa personale è racchiuso un gioco di specchi, una mise en abyme di significati, un enigma – un rebus à rebours – di segni. Le due enne sono senz’altro Nina Nasilli, che est. È se stessa nel nom de plume, è se stessa sempre – anche altrove.

Un significato di punti, non solo cardinali, che caratterizzano il suo stare in un luogo, anche questo.
Ma è in quel two, letto to , che si svela l’intima essenza di questa personale padovana: to nest. Fare il nido. Il rifugio, questa è la postazione da cui osservare le 77 opere esposte (grandi tavole, disegni e piccole carte, realizzate con base acrilica e colori ad acqua), organizzate in tre sezioni “auree” con due grandi opere a sé stanti: “Chi guarda chi?” e “Madre Guerra”: due totem, i due angeli che ci indicano la direzione.
[…]

NIDO. Il nido protegge. Nel nido danzano potenze generative, la vita. Ma il nido è anche luogo di solitudine, certezza di morte. Il nido non è solo il luogo perfetto della felicità. Il nido si fa anche nero. Dentro c’è tanto dolore da gestire.

NODO. ho un nodo alla gola quando vedo questo nido. Nodo gordiano: non taglia di netto, la Nasilli, il suo tratto non è spada alessandrina. Piuttosto il suo nodo nidifica. Spesso gli uccelli raccolgono fili e piume cadute e stracci di stoffe che intrecciano a rami e foglie per costruire i loro nidi. Cosí il dolore nel nido s’annoda.

NUDO. C’è bisogno di togliersi le maschere e gli abiti, e le scarpe, senz’altro. Si è sinceri solo nella nudità, nella debolezza della carne. Mon cœur mis à nud. Perduta la lingua del verso, Baudelaire inaugura la lingua dei nervi.

2N.est è un diario intimo, le opere di Nasilli sono preghiere, razzi, folgori.
Nasilli è – sempre – nervo scoperto.

Se entrate nel suo nido, chiedete il permesso. Fatelo in silenzio, a capo scoperto, a piedi nudi, avanzando col cuore, lo sguardo alto e sincero. Fatelo come se entraste in una cattedrale.