Perché Tempo e Arte?

di Marco Marinacci e Riccardo Panigada

Il progetto Tempoearte si esprime mediante la presente  rivista, la cui impostazione, di àmbito accademico, intende rendere fruibile anche al di fuori delle università il lavoro dei ricercatori, mantenendone la valenza.

Ogni numero di Tempoearte sarà  infatti composto da “tre sezioni definite e autonome: “Storia dell’arte”, “Attualità”, e “Progetti”.

La formula realizza l’idea progettuale iniziale di Marinacci di presentare la propria attività di ricerca, condotta nel solco tracciato da Flavio Caroli all’interno della disciplina storico-artistica, attraverso uno strumento ampio e adatto a recepirne compiutamente gli aspetti e le tematiche, e si completa nel sodalizio con  Riccardo Panigada, e Michele Piovesan.

Gli ingredienti a supporto dell’impostazione storico-artistica della rivista sono quindi quelli portati dall’esperienza di Panigada, giornalista scientifico, da molti anni figura di riferimento di importanti ricercatori (avendo egli stesso la medesima estrazione); e quelli offerti dal cameraman Michele Piovesan, attento alla sperimentazione dei linguaggi performativi contemporanei, la cui proposta (all’interno della sezione Progetti), ha presentato, per un certo periodo, contenuti audiovisivi corrispondenti al percorso di lettura dell’opera d’arte di volta in volta espresso dalle prime due sezioni. Strumenti duttili e immediati, quindi, per entrare in contatto diretto col mondo dell’arte, ma anche apparati critici sui quali costruire nuovi indirizzi conoscitivi.

L’editoriale, a firma del direttore scientifico (Editor in Chief), ha l’obbiettivo di tracciare, di volta in volta, l’indirizzo ermeneutico, poi declinato, e ulteriormente definito, attraverso la presentazione di seminari (collocati nella sezione Storia dell’arte, sempre a cura di Marinacci), che proporranno due distinti livelli di lettura, una storica e una critica.

Quindi, sempre all’interno della stessa sezione, i saggi, di orientamento più ampio. Infine pubblicazioni, e indicazioni bibliografiche inerenti all’indirizzo e al tema approfondito da ciascun numero, conforteranno gli strumenti critici a precisarsi e presentarsi in modo tale da essere utilizzati da discenti e lettori.

La riflessione derivata dalle istanze dell’epistemologia contemporanea, con  oggetto la creazione artistica, pubblicata da Panigada e Marinacci nel saggio Il percorso dei sensi e la storia dell’arte – Le neuroscienze nella produzione artistica (Swan edizioni, 2012), avendo presentato un’imprevedibile quanto favorevole sinergia tra i due ambiti di ricerca, (le scienze biomediche e, in particolare, neuroestetiche, e quelle umane la storia dell’arte), motiva invece la sezione Attualità (sotto la cura diretta del direttore responsabile). In essa ci si rivolge alla comunità dei lettori, con una serie di contenuti specifici e mirati a “esportare” gli strumenti conoscitivi presentati nella sezione scientifica di pertinenza storico artistica, confrontando le proposte del mondo dell’arte, con le contemporanee emergenze della ricerca scientifica attinente al modo delle hard sciences.

La seconda sezione, di carattere divulgativo, e di impostazione giornalistica, si pone infatti nel solco critico creato dalla prima, ma con l’intento di gettare un ponte verso le nuove istanze e richieste dal mondo dell’arte, in sintonia a un’apertura dialogica tra il campo disciplinare costituito, e altre discipline volte a una sempre maggiore attenzione verso l’oggetto e la prassi artistica (le scienze biomediche, e, in particolare, le neuroscienze; e la fisica).

Infine, con la sezione “progettuale–sperimentale”, cogliendo l’impareggiabile opportunità offerta dalle arti visive e performative contemporanee, si intende perseguire quell’apertura di senso del messaggio artistico, che è fondamento necessario, e fine, di un pieno sviluppo del percorso ermeneutico, rendendolo sfida appassionante.

Dal punto di vista dottrinale Tempoearte nasce dalla volontà di continuare, e riportare all’interno della disciplina storico-artistica, il percorso ermeneutico inaugurato da Wilhelm Dilthey (con cui l’ermeneutica assume il valore di una teoria filosofica dell’interpretazione, e la funzione di fondamento epistemologico della conoscenza storica), e proseguito attraverso la ricerca di  Heidegger, in cui il problema della conoscenza storica assumerà un valore non più puramente epistemico, ma ontologico, arrivando a contemplare la dimensione del rapporto tra soggetto, mondo storico-sociale e linguaggio.

Ciò avviene in particolare in Essere e tempo (1927). Non a caso, quindi, la scelta di “Tempo” come primo termine di confronto, e medium verso l’altra linea filosofica di riferimento: quella fenomenologica di Husserl. Linea che riconoscerà nell’opera d’arte un elemento di riflessione nodale, e verrà poi assimilata e sviluppata dal pensiero ermeneutico di Gadamer.

In Enzo Paci, e nel suo Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl (1961), si trova poi lo spartiacque filosofico sostanziale, che consente di ricollegarsi nuovamente all’idea di “Tempo” qui evocata, per fare rotta verso un’ermeneutica dell’opera d’arte propositiva e attuale.

Ci si confronta quindi con Gadamer, il cui itinerario teorico si raccoglie intorno a Verità e metodo (1960), che presenta l’ermeneutica quale esperienza fondante e costitutiva dell’universalità del discorso filosofico.

Dunque “verità” e “metodo”, termini impliciti, ma imprescindibili, della riflessione storico-artistica che intendiamo presentare: una verità che non si offre più come oggetto di conoscenza determinato e finito, e quindi non si può perseguire come tale.

Un metodo, che, conseguentemente, non può essere ridotto alla sola modalità euristica propria del processo di conoscenza scientifica. Due termini che devono essere invece riportati all’interno di un più ampio orizzonte gnoseologico, in cui entra a pieno titolo, e anzi, con ruolo da protagonista, l’esperienza storico-artistica.

L’arte, nel nuovo orizzonte di verità, diventa quindi fulcro epistemico e termine principe, complementare a tempo, in un binomio semantico indissolubile, che si rivela quale autentico luogo di conoscenza, da perseguire attraverso un’attenta prassi ermeneutica dell’arte.

IL NUMERO ZERO

Questo numero Zero non ha altra pretesa che mostrare ai futuri fruitori (il termine “lettore” appare riduttivo, dati i contenuti audiovisivi) come si presenterà la rivista, e come ci si può destreggiare all’interno di essa.

Nella sezione relativa ai progetti audiovisivi si è scelto di pubblicare un “assaggio” della mostra “Vetro Murrino, da Altino a Murano”; tale splendida iniziativa, appena conclusa, ci fornisce infatti un’occasione unica di iniziare la nostra avventura dalla città lagunare più famosa del mondo, accostando tra loro tematiche inerenti all’arte, alla storia, e alla tradizione veneziana artigianale del vetro, quale emblema della Serenissima.