Il segreto è nascosto in superficie

Riccardo Panigada

Nessuna superficie è superficiale. Estese finché si vuole, eventualmente piegate, plissettate, rigide o morbide, opache o trasparenti, comunque ubiquitarie e sempre permeabili, anche quando inesorabilmente impermeabili, senza le superfici non sarebbe possibile l’esistenza di alcunché, senza la loro universale caratteristica di “porose” collaborative interfacce, non sarebbe possibile alcuna cultura umana.

Matrici della consapevolezza esistenziale, le superfici mediano le possibilità teoretiche e metafisiche del pensiero attraverso la superfice cervello. Ma non bisogna preoccuparsi troppo, nella pratica potremo continuare a dire: “portare in

(Cambridge, MA - March 31, 2010) - Harvard Professor of Visual and Environmental Studies Giuliana Bruno is pictured in her Carpenter Center office. Staff Photo Stephanie Mitchell/Harvard University News Office

(Cambridge, MA – March 31, 2010) – Harvard Professor of Visual and Environmental Studies Giuliana Bruno is pictured in her Carpenter Center office. Staff Photo Stephanie Mitchell/Harvard University News Office

superfice”, “è sotto la superfice”, e altre espressioni locazionistiche di questo tipo; basterà la consapevolezza e il riconoscimento alle superfici dell’immenso valore delle loro funzioni, non solo intrecciate all’esistenza, ma costitutive della vita umana e del pensiero, che altro non è che un aspetto della complessa ontologia corporale e cosale.

Immagini, edifici, vestiti, film, quadri, sculture, pacchetti di patatine, filosofia: tutte queste queste cose hanno in comune il fatto di avere una texture di superfice. È questa che rivela la natura intramodale di qualunque cosa, la quale natura necessita che qualunque cosa, inevitabilmente, venendo esposta, si esprima in direzione intermodale, e, qualora le sinestesie emozionali mediate dalle superfici fisiche e teoretiche si realizzino in stati emozionali particolarmente forti, questi esploderanno in stati ipermodali nella tensione al superamento della natura umana, verso il sublime.

Ci permettiamo di interpretare così in estrema sintesi la vasta e profonda ricerca di Giuliana Bruno, raccolta in un libro, che, col titolo di una parola in caratteri minuscoli, iniziale inclusa, ha la dignità di trattato filosofico: “superfici”. Queste modeste, scontate, inosservate creature, tanto trascurate in quanto ovvie, le quali sono, a partire dal plasmalemma della cellula, nientemeno che il mezzo che consente l’esistenza individuale distinta, nonché la sua possibilità di comunicare.

Certamente l’opportunità che ci dona lo splendido libro di Giuliana Bruno, non è limitata all’analisi del ruolo delle superfici, e alla valutazione del loro significato profondo, quanto, piuttosto, quella di rivelare la possibilità di inquisire l’umano agire attraverso la mediazione dei rapporti che le membrane offrono ai sensi (sensi i quali, tutti, vista inclusa, sono sempre riconducibili a una loro primaria valenza corporale, tattile, materica) attraverso puntuali riferimenti alla storia della cultura, dall’antichità ai giorni nostri.

img129-copiaIl viaggio proposto da “superfici” passa continuamente attraverso una inedita esplorazione dei linguaggi di modalità creative ed espressive appartenenti ad attività umane distinte (quali la produzione cinematografica, l’architettura, l’arte, la produzione filosofica e letteraria, o la semplice vita quotidiana di relazione con gli altri e con le cose), che risultano, quindi, alla fine dei conti, per loro stessa natura intrinseca e relazionale, intrecciate, interconnesse, sinestesiche, o perfino sensorialmente sovrapponibili, comunque riconducibili a comuni fattori neuroestetici di base.

La scelta dei riferimenti storico-filosofici, e storico-letterari è compiuta dalla Bruno in ragione della loro validità neuroestetica e cinestetica confermata dalle attuali neuroscienze. Ed è oggi, probabilmente, l’unico percorso di possibile valorizzazione del quel pensiero filosofico, che, seguendo la pista intuitiva è stato in grado, grazie alle straordinarie facoltà di grandi autori del passato, di espandere correttamente la povertà delle assai scarse opportunità sensoriali umane.

Ci sentiamo particolarmente affini a questo tipo di ricerca, essendoci avvalsi del medesimo approccio nel nostro breve saggio “Le neuroscienze all’origine delle scienze umane” (che presentiamo di seguito) fatalmente pubblicato in perfetta sincronia col ben più ampio lavoro della Bruno, edito da Johan & Levi (novembre 2016).