Raffaello e la biblioteca di Giulio II

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Allo scoccare del mezzo millennio dalla sua creazione, nel momento in cui l’onda del pensiero rinsacca e noi ci affrettiamo a cercarne l’impronta ancora visibile sulla battigia, rimane durevole una traccia, preservata da una delle opere più rappresentative, o meglio, generatrici, della nostra epoca: il ciclo  a fresco della Segnatura.
L’arte di Raffaello, dopo essersi interrogata sull’idea capitale della metafisica, quella del tempo, ne traccia, incastonandolo nello spazio di una stanza, il percorso. Un percorso che, muovendo da un’epoca in cui risuona ancora magica la presenza di Giano, inoltrandosi poi nell’età classica, si consolida intorno alla figura di Apollo, per spingersi infine ad abbracciare l’era cristiana, tutta raccolta intorno alla vastità del mistero trinitario. Un percorso unico e raffinatissimo, che sostanzia Idee, sogno lucidissimo di un potente visionario quale fu Giulio II, in immagini, grazie al suo più alto interprete: Raffaello. Fatale interprete, l’urbinate, che dà vita così al suo capolavoro assoluto, e vi deposita il più alto lascito del Rinascimento all’uomo contemporaneo: la conquista della sua Umanità.